Lucio Stellario d'Angiolini. Un'altra prassi urbanistica

 
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Autori Federico Acuto

Pagine 327
Data pubblicazione Ottobre 2012
Data ristampa
Autori Federico Acuto
ISBN 8838762015
ean 9788838762017
Tipo Cartaceo
Collana Politecnica
Editore Maggioli Editore
Dimensione 17x24
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Autori Federico Acuto

Pagine 327
Data pubblicazione Ottobre 2012
Data ristampa
Autori Federico Acuto
ISBN 8838762015
ean 9788838762017
Tipo Cartaceo
Collana Politecnica
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Federico Acuto
Dal 2006 è ricercatore in urbanistica del Politecnico di Milano. Si occupa di progettazione urbana e di pianificazione urbanistica e del traffico. È consulente di diverse Amministrazioni Comunali in Lombardia. Ha progettato e realizzato diversi spazi pubblici e ha partecipato a numerosi concorsi. Tra gli scritti recenti: Sport città e tempo libero. Un'ipotesi di lavoro, a cura di F. Acuto e F. Bonfante, Santarcangelo di Romagna 2011. Casi Marginali. Un ponte e una pista ciclabile, Santarcangelo di Romagna 2009. Il capolago di Pisogne, Milano 2009. Verso quale territorio lombardo" Norma e progetto urbanistico nella LR 12/2005, a cura di F. Acuto, Milano 2008.


Lucio Stellario d'Angiolini
(Roma 1918 - Albano Laziale 1995), urbanista, è figura atipica e largamente trascurata dalla storiografa ufficiale. Intellettuale militante, negli anni della ricostruzione e del traumatico inurbamento della società italiana, pratica un approccio radicalmente innovativo ai problemi della pianificazione, operando come "urbanista condotto" nei Comuni dell'hinterland milanese.
L'urbanistica - secondo d'Angiolini - deve trovare i suoi argomenti nella "prassi", nel farsi carico delle problematiche della società attraverso una condivisa "politica degli interventi". Si tratta di un punto di vista - un'altra urbanistica, appunto - in aperta polemica con l'ancora perdurante visione del piano come momento a priori, separato dalla sua attuazione. La riflessione epistemologica finalizzata a coniugare prassi e visione macrourbanistica - entro "il galileiano metodo del ricercare sperimentante" - costituisce il momento fondamentale del suo strenuo impegno per affermare l'idea di città policentrica lombarda e del suo appassionato insegnamento nella Facoltà di Architettura di Milano. Qui, egli si fa promotore di un approccio infradisciplinare, teso a dimostrare l'inderogabilità di un "doppio scambio" tra urbanistica e architettura, stabilendo fin dagli anni '60 un fecondo e duraturo dialogo con Guido Canella.

Scritti 1956 - 1995

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