Il degrado del calcestruzzo nell'architettura del novecento
di Carolina Di Biase
Il paesaggio costruito, fuori e dentro le città, è costituito in gran parte da manufatti recenti. Essi si degradano con rapidità, e divengono nella percezione comune oggetti desueti, parte di uno spazio indeterminato che appare a volte estraneo e che si stenta a riconoscere come un luogo di memorie, per quanto vicine e controverse. L'invecchiamento e il decadimento degli edifici costruiti nell'arco del Novecento sono il tema principale di questo testo, che vuol descrivere in modo sistematico le patologie dei manufatti nei quali prevale l'impiego del legante cementizio, ossia delle opere in malta e calcestruzzo, in pietra artificiale e in calcestruzzo armato. Il punto di vista e gli strumenti adottati sono quelli della disciplina del restauro, che ha per fine di prolungare la durata degli edifici. Testi e fotografie intendono delineare il rapporto che lega i fenomeni di degrado alle tipologie di costruzione, ai materiali impiegati, alle modalità di esecuzione, ai luoghi e alla vita degli edifici. vogliono soprattutto, nel campo vastissimo degli oggetti in calcestruzzo, considerare l'architettura e mostrare il volto che essa rivela all'azione del tempo. Come altre volte in passato, i monumenti dovrebbero costituire un luogo ideale per studiare e sperimentare procedure di analisi e di intervento finalizzate alla conservazione, quindi poco invasive: in essi è maggiore l'attenzione al valore di testimonianza dei materiali e della cultura costruttiva che ciascun edificio contiene e rappresenta, per essi può essere tentato il superamento delle procedure rudimentali, quando non decisamente distruttive, normalmente in uso. Le acquisizioni che ne derivano possono influire sul modo di intervenire su un numero di manufatti più ampio ed essere estese agli edifici e ai quartieri popolari, che sono tanta parte della storia dell'architettura del XX secolo. L'osservazione e lo studio che precedono il progetto, abituali nel mondo del restauro, possono aiutare a riconoscere i significati e le relazioni che si addensano negli spazi costruiti. possono cioè contribuire a conoscere gli edifici in modo meno affrettato e meno banale, a definire le scelte che riguardano la loro sopravvivenza, ad adottare modalità operative tali da garantire maggiore durata agli interventi di riparazione. Le indagini preliminari devono consentire di far corrispondere interventi appropriati e diversi a condizioni diverse di degrado. Per farlo, è necessario intrecciare i saperi di architetti e ingegneri. Il libro non affronta le problematiche del dissesto strutturale, ma si concentra sul deterioramento, iniziando dall'osservazione delle superfici esposte, e ne restituisce il contesto. Le diverse sezioni esaminano questioni tra loro correlate: le caratteristiche e le differenze dei leganti idraulici. i modi di produzione e di utilizzo dei cementi. il riconoscimento dei fenomeni di degrado per programmare le indagini diagnostiche. il percorso seguito in un caso specifico di studio, dalle ricerche archivistiche, alle analisi in sito e in laboratorio, alla lettura comparata degli esiti. Viene poi considerato l'esempio di un edificio d'autore, sottoposto a uno studio attento e a un sapiente intervento. Infine, vengono proposte una riflessione sugli orientamenti culturali e sugli strumenti giuridici della tutela dell'architettura moderna in Italia, e una rassegna bibliografica che raccoglie i testi di maggior rilievo.
With English translations
Pagine | 531 |
Data pubblicazione | Maggio 2009 |
Data ristampa | |
Autori | Carolina Di Biase |
ISBN | 8838751455 |
ean | 9788838751455 |
Tipologia prodotto | Cartaceo |
Collana | Biblioteca di architettura |
Editore | Maggioli Editore |